Romy Schneider, nome d’arte di Rosemarie Magdalena Albach-Retty, nata a Vienna. 23 settembre 1938.
La “Musa” di registi importanti, ha partecipato ad oltre 60 film.
A 17 anni, 1955 interpreta il primo film della triologia di Elisabetta di Baviera, Imperatrice d'Austria. "La Prinipessa Sissi".
Nell'anno succesivo, 1956, "Sissi, la giovane imperatrice e nel 1958 "Sissi, il destino di una imperatrice".
Dopo il successo ottenuto con quei tre film., nel1958, lei ventenne, il regista Pierre Gaspard-Huit sotto consiglio di Alain Delon, attore emergente, le propose la parte della protagonista nel film “L’amante pura”. Una storia drammatica, imperniata sulla pièce teatrale di “Liebelei”, scritta da Arthur Schnitzler, e da cui era già stato tratto in precedenza il film “Amanti folli”, per giunta interpretato dalla madre di Romy, Magda Schneider.
Sul set, Delon si innamora dell’attrice viennese e inizia con lei una consistente relazione, e la convince a trasferirsi in Francia, a Parigi.
Nel 1960 la Schneider partecipa al film “Delitto in pieno sole”, di René Clément , e nel 1962 a “Boccaccio ‘70”, di Luchino Visconti, e lei preferisce da quel momento in poi solo ed esclusivamente film francesi e italiani.
In “Boccaccio”, l’attrice interpreta un ruolo per l’episodio girato da Visconti, il quale a sua volta si affianca ad altri tre episodi firmati da Federico Fellini, Vittorio De Sica e Mario Monicelli: il meglio che il cinema italiano abbia prodotto in quel periodo.
Sempre nel 1962, altro film degno di nota. “Il processo”, del 1962 diretto da Orson Welles, tratto dal romanzo omonimo di Franz Kafka.
Nel 1964, Romy Schneider rompe con Delon, dando inizio alla sua parabola discendente, caratterizzata dalla depressione e, soprattutto, dall’alcol.
Poco dopo si lega al regista Harry Meyen, in un matrimonio che fallisce quasi ancor prima di cominciare. Con lui ha un figlio, lo sfortunato David, il quale nasce il 3 dicembre del 1966.
Dopo appena quattordici anni di vita, il 5 luglio del 1981, il ragazzo muore in circostanze tragiche, infilzato dal cancello di casa che mille altre volte aveva scavalcato, dando probabilmente il colpo di grazia al già labile stato d’animo di sua madre.
Però l’attrice tanto amata dai francesi non si risparmia sul lavoro, e nel 1968 ulteriore pellicola di successo, “La piscina”, firmato dal regista Jacques Deray, che la vede protagonista insieme ad Alain Delon.
1970 la Schneider interpreta "La Califfa", con Ugo Tognazzi, diretto dal neo regista Alberto Bevilacqua e tratto dal suo omonimo romanzo del 1964.
La califfa, interpretata da Romy Schneider, è una donna bella, vitale e della propria sensualità, la sua forza.
Nel 1973, la Schneider torna a ricoprire il ruolo di Elisabetta di Baviera, ma in modo del tutto differente dalla Sissi di un ventennio prima. “Ludwig”, di Luchino Visconti, è un film che non risparmia i particolari relativi alla vita del giovane e folle re, destando un certo scandalo rispetto al periodo in cui esce nelle sale.
Il 21 gennaio del 1977, la Schneider è madre per la seconda volta. Nasce Sarah, futura attrice anche lei, avuta dal secondo marito Daniel Biasini.
Due anni dopo, 1980, Romy gira un altro film importante, “La morte in diretta”, con la regia di Bertrand Tavernier, tratto dal romanzo "The Continuous Katherine Mortenhoe", del 1974, scritto dall'inglese David G. Compton.
Ma in quell'anno, l’attrice ritrova lo smalto di un tempo, interpretando una parte che, secondo molti, ha rappresentato uno stralcio drammatico della sua stessa esistenza. Il film “Fantasma d’amore”, tragico e di grande trasporto, diretto da un altro importante regista quale Dino Risi, rivela tutto il suo afflato profetico, raccontando una storia dai tratti inquietanti, ambientato nella città di Pavia.
Un anno dopo la morte del figlio quattordicenne, Romy Schneider, all’età di quarantatré anni, muore nella casa parigina del produttore Laurent Petin, suo ultimo compagno, è il 29 maggio del 1982.
Ufficialmente, la causa causa del decesso, un attacco cardiaco, ma non sono pochi quelli che hanno sostenuto, si sia trattato di suicidio.
Erano trascorsi quasi venti anni da quando Delon e Schneider si erano lasciati.
Alain Delon venne avvertito della morte improvvisa di Romy e si precipitò da lei.
Non le aveva mai scritto una lettera, "solo biglietti", come aveva raccontato l'attrice anni prima.
Lui quel giorno volle restare per diverse ore da solo davanti la salma della donna che aveva sempre amato (anche se avevano vissuto assieme solo cinque anni).
E le scrisse: "Ti dico addio, il più lungo degli addii, mia Puppelé . È così che ti chiamavo, Piccola Bambola". Un lungo saluto, commovente e romantico. «Penso a te, a me, a noi. Non verrò in chiesa né al cimitero. Ti chiedo perdono perché sai che non riuscirò a proteggerti dalla folla avida di spettacolo. Verrò a trovarti il giorno dopo, e saremo soli".
Lei si era definita: “Non sono niente nella vita, ma tutto sullo schermo.”
Romy è sepolta in un cimitero vicino a Parigi, accanto alla tomba del figlio.
Altri particolari della sua vita.