domenica 30 settembre 2012




Joumana Haddad, scrittrice araba contemporanea.   
Nata a Beirut nel 1970, donna attraente, ha studiato al Cairo e in America, all’Università dell’Indiana.   
A Beirut è minacciata di morte e stupro. Perché Joumana Haddad, poetessa e giornalista, ha fondato una rivista unica nel mondo arabo, dove si scrive d’amore ed erotismo. Nel suo nuovo libro descrive anche un omicidio.   
Sue testuali parole “Non ho paura di provocare  Allah”.  

Il ritorno di Lilith

 Io sono Lilith, la dea delle due notti che ritorna dall'esilio.

Io sono Lilith, la donna-destino. Nessun maschio le è mai sfuggito e nessun maschio desidera sfuggirle.

Io sono le due lune Lilith. Quella nera è completata dalla bianca, perché la mia purezza è la scintilla della sua depravazione, e la mia astinenza l’inizio del possibile. Io sono la donna-paradiso che cadde dal paradiso, e sono la caduta-paradiso.

Io sono la vergine, viso invisibile della scostumatezza, la madre-amante e la donna-uomo. La notte perché sono il giorno, il lato destro perché sono il lato sinistro, e il sud perché sono il nord.

Io sono Lilith dai candidi seni. Irresistibile è il mio fascino perché i miei capelli sono corvini e lunghi, e di miele sono i miei occhi. La leggenda narra fui creata dalla terra per essere la prima donna di Adamo, ma io non mi sono sottomessa.

Io mi faccio l’amore e mi riproduco per creare un popolo del mio lignaggio, poi uccido i miei amanti per lasciare spazio a coloro che non mi hanno ancora conosciuta.

Io sono la guardiana del pozzo e il punto di incontro degli opposti. I baci sul mio corpo sono le piaghe di quanti lo tentarono. Dal flauto delle due cosce sale il mio canto, e dal mio canto la maledizione si diffonde come acqua sulla terra.

Dal flauto delle due cosce si eleva il mio canto e dalla mia lussuria sgorgano i fiumi. Come non potrebbero esserci maree ogni volta che tra le mie labbra verticali brilla un sorriso? …

Io, i libri mi hanno scritta anche se non mi avete mai letta. Il piacere sfrenato, la sposa ribelle il compimento della lussuria che conduce alla rovina totale: sulla follia si schiude la mia camicia.

Quanti mi ascoltano meritano la morte, e quanti non mi ascoltano moriranno di rabbia.

Non sono nè la ritrosia nè la giumenta facile, piuttosto il fremito della prima tentazione.

Non sono nè la ritrosia nè la giumenta facile, piuttosto lo svanire dell’ultimo rimpianto.

Io sono la leonessa seduttrice e ritorno per coprire i sottomessi di vergogna e per regnare sulla terra. Ritorno per guarire la costola di Adamo e liberare ogni uomo dalla sua Eva.

Io sono Lilith . E ritorno dal mio esilio  per ereditare la morte della madre che ho generato.

 

(Nella religione mesopotamica, Lilith è il demone femminile associato alla tempesta e portatore di disgrazia, malattia e morte.)

 

Quando verrà il momento.  

Nella follia

Catturare il firmamento e lambire le nubi

Prendere in prestito la bufera

Lasciandomi alle spalle le lacrime zampillanti

Lacrime zampillanti

E me ne andrò.

Non inseguire l’equilibrio

Non soffocare le grida

Danzare sull’acqua

Dirigendomi verso l’altra sponda

Libera

O schiava

Non importa!

Guadare il fiume.

Quando verrà il momento

farfalla notturna

Deporre la dolcezza che ormai mi ha annoiata

Deporre l’abito imbizzarrito invano

E dare fuoco al passato

Per ritornare liscia come la terra vista da lontano

E girare da sola

Intorno alla luna.

Ridere e le mie risate non saranno tristi

Non volere, camminere

Accarezzare la strada

Conversare tutta la notte con il selciato

Fare sgorgare la poesia dalle pietruzze

Il cielo piangerà e non mi preoccuperò

Il vento consumerà il mio cuore ustionato dall’amore.

Quando verrà il momento

alba senza rugiada

mi mostrerò con il viso rabbuiato

e seppellirò i miei visi sereni

diffonderò le ombra sul mio essere

le farò gocciolare come il dolce miele

punto dopo punto

bacio dopo bacio

affinché riemerge sulla superficie del fiume

quella donna che ho serbato in me.

 
Donna

Nessuno può immaginare

Quel che dico quando me ne sto in silenzio

Chi vedo quando chiudo gli occhi

Come vengo sospinta quando vengo sospinta

Cosa cerco quando lascio libere le mie mani.

Nessuno , nessuno sa

Quando ho fame quando parto

Quando cammino e quando mi perdo,

nessuno sa che per me andare è ritornare, e ritornare è indietreggiare

che la mia debolezza è una maschera e la mia forza è una maschera

e quel che seguirà è una tempesta.

Credono di sapere

Ed io glielo lascio credere

E creo.

Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione

E ringraziassi e obbedissi

Ma io sono libera prima e dopo di loro, con e senza di loro

Sono libera nella vittoria e nella sconfitta

La mia prigione è la mia volontà!

La chiave della prigione è la loro lingua

Tuttavia la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio

E al mio desiderio non impartiscono ordini.

Sono una donna.

Credono che la mia libertà sia loro proprietà

Ed io glielo lascio credere

E creo.

 

Quando sono diventata un frutto  

Maschio e femmina mia madre mi ha messa all’ombra della luna

Ma Adamo fui sacrificato alla mia nascita

Immolato ai mercenari della notte

E per consolarmi

Mi lavò con acqua torbida

E mi portò sul pendio di ogni montagna

Per lo spettro del silenzio e il rumore delle domande mi rese docile

Mi consacrò a Eva lo stupore  e la trasformazione

mi impastò con il buio e la luce

Un tempio ai diavoli del paradiso.

Straniera crebbi e nessuno si preoccupò del mio grano

Ho preferito disegnare la mia vita su una pagina bianca

Mela che nessun albero partorì

Poi ritagliarla e uscirne

Una parte di me vestita di rosso, un’altra parte di me in bianco

Non ero solo dentro e fuori del tempo

Perché ho avuto origine nei meandri celati

Prima di nascere pensavo

Di essere una massa abbondante

Di avere dormito a lungo

Di avere vissuto a lungo

E quando sono diventata un frutto

Ho saputo quel che mi attendeva.

Ho detto ai maghi di prendersi cura di me

Allora mi hanno presa.


Era  la mia risata

Bella e imbarazzata

Volavo sulle piume di un uccello e di notte diventavo un guanciale

Hanno gettato il mio corpo nei talismani

e hanno cosparso il mio cuore con il nettare della follia

Mi hanno recato un silenzio e dei racconti

E fatto in modo che io vivessi senza radici.

E da quel momento vago da un luogo all’altro

Indosso una nuvola ogni notte e parto

Solo io mi dico addio solo io mi do il benvenuto

Volo per sentirmi libera non perché ho paura

Torno dal desiderio non dal fallimento

la mia costanza è il mare e la mia bussola è la tempesta

nell’amore non getto l’ancora in nessun porto

il mio corpo è il viaggio e la mia morte è nel fermarmi

di notte lascio gran parte di me stessa

per abbandonarmi a un forte abbraccio quando ritorno

i miei fratelli gemelli sono la distanza e le isole

l’onda e la sabbia della spiaggia

il rifiuto e il desiderio voluttuoso della luna

l’amore e la morte dell’amore

chi comprende il mio ritmo mi conosce

mi segue

pero non mi raggiunge mai.
      Joumana Haddad